Cos’è un fido bancario

Con un fido bancario, la banca assicura la temporanea disponibilità di cassa (o di garanzie) che l’impresa può usare per adempiere ai pagamenti dovuti anticipatamente rispetto al manifestarsi degli incassi. Con quella disponibilità di cassa si potrà effettuare il pagamento o emettere la garanzia. Quando poi l’incasso è accreditato sul conto corrente presso la banca, l’operazione si estingue. In cambio, la banca addebiterà interessi e spese nella misura concordata. È dunque consigliabile o spesso indispensabile che:

  1. la richiesta di fido bancario abbia un attivo a breve (principalmente crediti) sottostante;
  2. il pagamento (o l’emissione della garanzia) che si ha bisogno di finanziare sia effettuato presso la banca che ha concesso il fido aziendale;
  3. anche l’incasso arrivi sul conto corrente presso la banca che ha aperto il fido commerciale.

Se l’impresa ha ottenuto, ad esempio, un fido bancario Unicredit o Intesa San Paolo, è importante che l’incasso del cliente sia canalizzato proprio sul conto corrente Unicredit o Intesa San Paolo e che da quello stesso conto parta il bonifico al fornitore o il pagamento di compensi e stipendi o l’adempimento dei tributi. Questo flusso “ordinato”, aiuterà l’impresa nel gestire gli utilizzi dei fidi in maniere efficace e virtuosa. E piacerà molto alla banca affidante.

Più l’attivo di cui sopra sarà “liquido” ed “esigibile” (ovvero capace di trasformarsi velocemente e certamente in cassa): minore sarà il rischio per la banca, più semplice sarà ottenere il fido (e meno costerà). Più l’operazione di pagamento sarà slegata da un attivo: maggiore sarà il rischio, meno semplice sarà ottenere il fido (e maggiori i relativi costi).

In questo intervallo di rischi, probabilità di ottenimento e costi si pongono tutte le tipologie di fido bancario. Eccone alcuni esempi, dal meno al più rischioso/costoso: anticipo RID, anticipo RIBA, anticipo fatture con notifica, anticipo fatture senza notifica, anticipo flussi, finimport, fido per apertura credito a fornitore, fido di cassa.

Richiesta fido bancario: quali sono i requisiti per ottenerlo

La richiesta di un fido bancario richiede, per prima cosa, un’operazione documentabile da finanziare. Nessuna banca vi concederà un fido per coprire perdite, in altre parole. La lettera di richiesta di aumento o concessione di un fido dovrà descrivere l’operazione, inserirla nel più ampio contesto aziendale, dare visibilità su operazioni simili passate e andate a buon fine, supportare – con documenti, contratti e analisi previsionali – l’elevata probabilità di successo dell’operazione.

Per secondo, bisogna avere la provata capacità di ripagare il debito, ovvero di rientrare del fido. Cosa succederebbe infatti se le operazioni finanziate non dovessero andare bene? Ecco che, a fronte di questa malaugurata ipotesi, la banca ha bisogno di assicurarsi che l’impresa affidata abbia risorse per sopperire. Rappresentano una buona base per una richiesta fido che, in tempi brevi, risulti in un esito positivo:

  • bilanci approvati nei tempi e equilibrati nei principali indici;
  • una centrale rischi senza segnalazioni;
  • andamentali positivi sugli incassi da clienti;
  • budget strutturati e approvati;
  • disponibilità di informazioni accurate su altri fidi, finanziamenti e garanzie in essere.

In mancanza o insufficienza di questi elementi, potrebbe essere necessario il rilascio di garanzie del socio e/o di fondi di garanzia.

Quali requisiti ti impediscono di ottenere un fido bancario

Ci sono purtroppo alcuni elementi che ciascuna banca valuta in maniera imprescindibile come condizione preliminare per la concessione di un fido.

  • Innanzitutto sono obbligate per legge all’identificazione documentata del titolare effettivo, ovvero il soggetto che – a prescindere dall’assetto societario ufficiale – beneficia dell’attività d’impresa. Se avete una di quelle bellissime scatole cinesi “anni 80” fatte apposta per schermare la persona fisica dell’imprenditore…beh: sarà necessario smantellarla.
  • In presenza di protesti o altre pregiudizievoli sulla persona giuridica o su quella fisica dell’imprenditore, poi, la strada è a dir poco in salita.
  • Un bilancio disastroso o, peggio, un bilancio non approvato, infine, possono limitare l’accesso a un fido bancario.

Si noti che un bilancio non “brillante” non rappresenta un impedimento a prescindere: nel 2008/2009 (anni di crisi e di “stretta” bancaria), ho personalmente ottenuto nuovi fidi per una PMI italiana con bilancio in perdita di qualche milione di Euro e fatturati in calo del 50%. Sono costati lavoro sulla pratica e interessi onerosi. Hanno richiesto l’intervento di tante banche, ciascuna con un piccolo affidamento e di fondi e consorzi di garanzia. Sono stati concessi anche perché la fiducia nella professionalità degli executive era alta. Ma hanno permesso all’impresa di sopravvivere e poi tornare a crescere.

Ti serve davvero un fido bancario?

Il fido commerciale non è tuttavia l’unico modo per sopperire alla temporanea indisponibilità di cassa. Esistono soluzioni alternative che possono risultare anche più convenienti da un punto di vista economico. A seconda delle politiche commerciali del momento della banca o del tipo di operazione da finanziare (investimento più che supporto al circolante), per esempio, vi potrà essere offerto un finanziamento da rimborsare in 12, 18 o anche più mesi. Operazioni di Factoring e cessione di credito consentono comunque l’anticipazione di cassa in assenza fido bancario. Il panorama del Fintech offre poi interessanti alternative per la raccolta di capitali. In ogni caso: qualcuno che affida la vostra impresa e pertanto vi mette a disposizione cassa c’è sempre. E quanto detto in precedenza a proposito di un fido commerciale, in termini di rischi, probabilità di successo, costi e requisiti per ottenerlo ritorna, seppure con diverse sfumature, sempre applicabile.

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Consiglio 1 – Senti più banche.

Il fido bancario giusto per te probabilmente non arriverà dalla banca dove da anni hai il conto corrente, nè da quella di fronte. Sarà necessario presentarsi (bene) a più di una banca finchè non si troverà – dall’altra parte – il gestore giusto, quello che crede nell’operazione che proponiamo e ha voglia di lavorarci: quello che proprio quella mattina ha ricevuto la telefonata del suo capo che gli ha chiesto di spingere sui fidi commerciali “che alla direzione piacciono”. Ci vorrà un po’ per trovare quello giusto.

Consiglio 2 – Il gestore è tuo amico.

La persona della banca che con grande probabilità ti seguirà nella pratica è il gestore. Come ogni commerciale, anche il gestore muore dalla voglia di accettare la tua richiesta di fido bancario e di portare commissioni e interessi alla sua banca. Dietro di lui però c’è il deliberante, che dovrà valutare il grado di rischio dell’operazione e decidere se affidare o meno. Trovato il gestore giusto (vedi Consiglio 1), dovrai aiutarlo a presentare al deliberante le informazioni nel modo più efficace. Avete bisogno l’uno dell’altro e dovete lavorare insieme.

Consiglio 3 – Non usarlo mai tutto.

Si dice che, ottenuto un fido bancario, non vada mai utilizzato oltre il 70%. Ricette accademiche a parte, è comunque consigliabile non usarlo “a tappo”, magari ricorrendo ad un mix di fonti di finanziamento, differenziate a seconda delle caratteristiche dell’esigenza operativa sottostante.

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