La battaglia che spesso un buon CFO si trova a combattere in aziende di ogni dimensione è quella di inserire nelle misurazioni periodiche il Working Capital e gli indici che misurano la performance aziendale in questo ambito, o più in generale, provare a far comprendere che la gestione operativa aziendale non può prescindere da aspetti strettamente finanziari nel breve periodo concentrandosi esclusivamente su quelli economici.

Non è inusuale infatti che la Direzione aziendale, sia essa guidata da un imprenditore che da un manager, guardi solo ed esclusivamente all’impatto economico delle proprie decisioni, concentrandosi solo su costi e ricavi, soprattutto a livello previsionale, per poi “svegliarsi” quando il saldo del conto corrente bancario comincia a presentare dei numeri che non piacciono, con il rischio però di arrivare tardi alla risoluzione dei problemi.

Non è solo Capitale Circolante Netto

Credo sia importante utilizzare la terminologia anglosassone, piuttosto che la definizione italiana di Capitale Circolante Netto, per un semplice motivo: la parola “working”. Questa parola porta a mio avviso all’interno di un argomento importante come quello della gestione finanziaria di un’azienda il concetto di “operatività” e cioè di azioni che se fatte oggi mostrano i propri risultati nel giro di un tempo breve. Troppo spesso infatti la finanza aziendale è vista dagli imprenditori e da tanti manager come un argomento avulso dal “day by day” aziendale, che può essere affidato a qualche consulente esterno dal quale si ricevono consigli su come gestire la liquidità. Non comprendere che la gestione finanziaria di breve periodo sia anche più importante di quella economica è un rischio che le imprese, soprattutto quelle medio-piccole, non possono permettersi di affrontare.

Il Working Capital altro non misura se non la capacità di un’azienda di finanziare le proprie scadenze a breve periodo con le proprie attività a breve periodo, detta in maniera semplice, misura la capacità e la velocità dell’azienda di generare cassa dalle proprie attività operative, quindi principalmente le vendite, per pagare le proprie obbligazioni a breve termine.

Il Working Capital inoltre, in termini di varianza fra due periodi, è insieme all’Ebitda (Utile netto + Ammortamenti) il principale motore operativo che fa muovere, in positivo o in negativo il Cash Flow aziendale. Non averne il giusto rispetto in fase previsionale, non gestirlo nell’operatività di tutti i giorni e non misurarlo al termine di ogni periodo di riferimento ha l’unico risultato di rimandare un problema, quello finanziario, che prima o poi l’azienda dovrà affrontare, nella speranza che sia ancora risolvibile.

Nel dettaglio il Working Capital si calcola sottraendo alle attività aziendali le passività, tutto sempre a breve termine; la formula è quindi la seguente:

Attività Correnti (Crediti Commerciali; Inventario) – Passività Correnti (Debiti Commerciali, Accertamenti).

A questa formula, teoricamente, fra le attività correnti andrebbe aggiunto anche il valore della cassa; a mio avviso però, un calcolo puramente “operativo” quindi basato sulle sole attività aziendali di breve periodo, che quindi non tenga conto di situazioni di cassa pregresse o di eventuali entrate (o uscite) di cassa non strettamente legate all’operatività aziendale, da una misurazione più corretta e fedele rispetto all’obiettivo.

L’obiettivo aziendale infatti, con un indice così costituito, deve essere quello di avere un numero il più vicino possibile allo zero o addirittura negativo. In sostanza l’azienda dovrà tenere i valori di crediti ed inventario il più bassi possibile, lavorando sui termini di pagamento, sugli incassi e sulle rotazioni di inventario; al contrario l’obiettivo sulle passività non potrà che essere l’opposto, tenendo alto il valore del debito con i fornitori e delle spese accertate il passivo da finanziare sarà ovviamente inferiore.

Proprio a questo fine quindi, soprattutto in fase previsionale e per comprendere come decisioni operative che troppo spesso vengono viste solo dal lato economico possano essere viste anche dal punto di vista della sostenibilità finanziaria (pensiamo ad esempio ad uno sconto commerciale concesso da un fornitore in “cambio” di una riduzione dei termini di pagamento), l’azienda può lavorare su alcuni indici che possano invece permettere di mettere insieme un effetto economico ritenuto potenzialmente positivo, con un impatto finanziario che invece tale potrebbe non essere.

Michele Passarelli Lio
Michele Passarelli LioPartner Firenze

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Controllare il Working Capital

I tre indici fondamentali per tenere il Working Capital sotto controllo sono:

Il DSO (Days Sales Outstanding): misura i giorni medi di scadenza delle fatture attive.

Si calcola dividendo il valore dei crediti in un dato momento per il valore degli ultimi 12 mesi di vendite e si moltiplica per 365 giorni. Più il numero è basso, più la performance è positiva.

L’Inventory Turn: misura il numero di volte in un anno in cui l’inventario viene “venduto” ai clienti finali. Si calcola dividendo il valore del Costo del Materiale venduto negli ultimi 12 mesi, per il valore dell’inventario in un dato momento. Più il numero è alto, più la performance è positiva.

Il DPO (Days Payable Outstanding): misura i giorni medi di scadenza delle fatture passive. Si calcola dividendo il valore dei debiti verso fornitori il valore del Costo del Venduto negli ultimi 12 mesi e si moltiplica per 365. Più il numero è alto, più la performance è positiva.

E’ facilmente intuibile che il calcolo di questi indici ha un valore molto importante a consuntivo e quindi come informazione sulle performance reali dell’azienda; informazioni che serviranno a indirizzare gli sforzi operativi verso i risultati migliori anche dal punto di vista finanziario (migliorare le performance degli incassi, gestire in maniera migliore il magazzino, contrattare termini di pagamento con i fornitori più favorevoli); ma ha ancora più importanza in fase previsionale, fase nella quale si possono misurare diverse opzioni sia dal punto di vista economico che finanziario, avendo una chiara evidenza degli effetti di tali opzioni da entrambi i punti di vista.

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Autore dell'articolo

Michele Passarelli Lio

Partner Firenze

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