Di startup ormai se ne parla tanto, persino in Italia. Quando si tratta d’investimenti scegliere bene è diventato un obbligo, specie in Italia dove i soldi non crescono sugli alberi. Non è mia ambizione indicare in quale settore industriale (dove sono presenti anche startup) convenga investire. Trovo tuttavia che sia interessante parlare del rischio insito nell’investire nelle startup e come ridurre l’esposizione al rischio.
Ovviamente non è una scienza esatta, e chiunque investa sa che maggiori sono i potenziali guadagni maggiori sono i potenziali rischi. Un tema interessante e, sino ad oggi, non ancora affrontato correttamente (opinione personale si intende) è quello delle scaleup startup. Gli investitori europei (anche i venture capital) sono meno propensi a lanciarsi in investimenti “spericolati” rispetto ai colleghi americani. Per questo motivo comprendere alcune differenze tra scaleup e startup è fondamentale.
Alcuni elementi di distinzione
Una startup sta ancora sperimentando, per dirla in modo giocoso, sta ancora zampettando nel mercato: cerca di orientarsi, sperimenta (specialmente se parliamo di realtà che offrono prodotti digitali), deve ancora testare la sua gente e il suo team. Vi sono una serie di percorsi, anche psicologici, che all’inizio sono fondamentali per ogni startup. Non esiste una formula per la startup perfetta e ogni team deve trovare il suo mondo e creare il suo ecosistema.
Una scaleup ha già fatto “il primo giro di boa”. Ha validato il suo prodotto/servizio all’interno del suo mercato di riferimento. Ha dimostrato ai primi investitori (FF Family & Friends) che può stare in piedi, magari brucia ancora cassa, ma intanto si sta muovendo nella direzione giusta. Come riporta SEP ( Startup Europe Partnership), una delle più accreditate piattaforme europee che monitora il fenomeno startup, nei primi 6 mesi dell’anno 23 nuove scaleup si sono aggiunte al conto, portando il numero di scaleup italiane a oltre 200 unità. L’Italia è all’ottavo posto per numero di nuove scaleup.
Per fare il punto della situazione ho pensato di parlarne con alcuni esperti che si confrontano o vivono l’esperienza delle startup/scaleup. Per evitare sempre di parlare con gli uomini ho pensato di analizzare questo fenomeno dal punto di vista femminile. Una visione sessista? No: mi piace pensare che le donne hanno un approccio differente, quando si tratta di gestire il rischio: un approccio molto personale quasi più affine al mentoring che al semplice investimento economico. Per questa ragione ho pensato di dialogare con 3 donne che affrontano il rischio (lavorativo, si intende) tutti giorni.
La parola alle donne
Angela Montanari, esperienza in grandi multinazionali e investitrice in startup e Cfo di una scaleup, Fruttaweb. Fausta Pavesio è una investitrice e mentor seriale. Ha lavorato per numerose multinazionali e oggi è advisor e investitore in startup. Riccarda Zezza è la fondatrice di Life Based Value, una scaleup startup che ha di recente raccolto oltre 600.000 euro e, attraverso la piattaforma MAAM, mira a offrire una visione operativa sul valore dell’esperienza genitoriale in ambito aziendale.
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