Il mondo è cambiato. L’emergenza coronavirus è stata purtroppo la causa scatenante ed è inutile nasconderlo: è in atto un altro cambiamento epocale dopo quello del 2007-2008. Il mondo finanziario ed economico che troveremo alla ripartenza delle attività sarà tutto diverso e illudersi di ottenere dei risultati facendo le stesse cose che si facevano prima è pericoloso. La rapidità con cui un’azienda dovrà reagire alle fluttuazioni del mercato sarà a dir poco scioccante.

Se nell’era del V U C A world (Volatility – Uncertainty – Complexity – Ambiguity), poter disporre rapidamente delle informazioni necessarie alle decisioni era un must, la crisi di sistema che attanaglierà il nostro Paese nei prossimi mesi costringerà le imprese di minore dimensione a fare i conti con sempre più elevati livelli di efficienza operativa e finanziaria da raggiungere, per poter far fronte ad una concorrenza nazionale e internazionale sempre più preparata e agguerrita.

Secondo MilanoFinanza del 23 marzo 2020, le imprese a rischio default in seguito alla crisi coronavirus sono il 65% delle PMI italiane, quelle con rating tra B e BBB.

È impossibile sopravvivere, in un simile contesto, senza un efficace Sistema di Controllo Finanziario ed Economico!

Perché un Sistema di Controllo è fondamentale?

Non voglio addentrarmi nelle classiche caratteristiche di un Sistema di Controllo, ma in assenza di un processo di pianificazione degli obiettivi di breve e medio periodo e della loro misurazione per monitorare l’operatività in coerenza con la sostenibilità Finanziaria ed Economica (e non il contrario), un’azienda, di qualsiasi dimensione essa sia, avrà grosse difficoltà di sopravvivenza.

È dal credit crunch del 2008 che la maggior parte delle imprese italiane che hanno superato la crisi ha dovuto fare i conti con la disponibilità di risorse finanziarie prima ancora che sulla fattibilità economica del core business, sacrificando spesso opportunità di crescita per impossibilità/incapacità di reperimento di fonti di finanziamento.

E purtroppo la storia si ripete. Il primo post virus del 2020 sarà caratterizzato da necessità di cassa a breve e quindi da stress delle linee di credito disponibili, per l’effetto domino che la pandemia ha generato. Immediatamente dopo sarà necessario fare fronte a un periodo di mantenimento/sviluppo liberando quante più risorse finanziare dai processi interni, che potrebbero rivelarsi inefficienti e inefficaci, e cercando soluzioni alternative (non tradizionali) per sopravvivere. 

È necessario dotarsi di un Sistema di Controllointerno efficace per garantire ai manager e/o all’imprenditore di operare e/o modificare scelte strategiche rapidamente per mantenere l’equilibrio finanziario ed economico dell’operatività.

E allo stesso tempo è necessaria una flessibilità manageriale per portarsi in casa esperienze plurisettoriali.

Un Sistema di Controllo quindi può dirsi efficace se consente ai manager e/o all’imprenditore di operare e/o modificare scelte strategiche rapidamente per mantenere l’equilibrio finanziario ed economico dell’operatività.

Ma cosa accade nelle PMI? Può un’organizzazione di medio-piccole dimensioni dotarsi di un Sistema di Controllo efficace?

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Sistema di Controllo nelle PMI: gli ostacoli da superare

Il tessuto imprenditoriale italiano è costituito al 95% da PMI a forte vocazione familiare. È noto che nelle PMI spicchi la figura dell’imprenditore proprietario, spesso poco disponibile a condividere il proprio potere decisionale con terzi e/o con membri della sua stessa famiglia.

La delega decisionale è talmente limitata che, chi ha la responsabilità di compiere le scelte, interpella l’imprenditore proprietario per avere l’autorizzazione a operare e legittimare la scelta fatta.

In altri termini, essendo il proprietario ad avere l’ultima parola, le scelte strategiche, finanziarie e operative non sono per nulla delegate, perciò le indicazioni che potrebbero emergere da un efficace sistema di controllo sono totalmente disattese.

Sulla base delle esperienze vissute “sul campo” posso testimoniare che nelle PMI manca la parte essenziale di un efficace Sistema di Controllo: l’attitudine a pianificare e a misurare le performance a consuntivo. Questa tendenza, oltre ad essere una diretta conseguenza della limitazione della delega sopracitata, è un effetto della resistenza al cambiamento tipico dell’imprenditore.

Un Sistema di Controllo è percepito come un mutamento del sistema di comando e appare più legato a circostanze estranee alla volontà dell’imprenditore (come l’avanzare dell’età, con i relativi problemi di passaggio generazionale) che a scelte legate alla proposizione di nuovi modelli di business o alla disponibilità di competenze manageriali.

Se consideriamo inoltre che queste ultime possono risultare finanziariamente non sostenibili, il quadro è completo.

Un problema culturale e generazionale

La mentalità prevalente nelle PMI si può riassumere in queste due frasi:

  • “Non cambio perché costa troppo, quindi continuo a operare in assenza di pianificazione e controllo.”
  • “Quando si palesa un problema (come un improvviso fabbisogno finanziario) intervengo, anche se spesso è troppo tardi!

Il modello del Fractional Executive, introdotto in Italia da YourGroup, ha totalmente abbattuto questa barriera.

L’insostenibilità finanziaria di competenze manageriali plurisettoriali non è più un alibi per quelle PMI che credono nell’efficacia di un sistema di controllo affidato a professionisti che non devono soggiornare in azienda “full time”. E nello scenario macroeconomico che si sta delineando la disponibilità di tante piccole visioni a breve, incastrate in un piano di breve-medio periodo, potranno salvare tante di quelle PMI che se sparissero minerebbero il sistema economico italiano.

E il punto è proprio questo: poiché la figura del Fractional Executive permette di ovviare alla criticità del costo e della sostenibilità finanziaria delle competenze manageriali, il problema rimane culturale e generazionale.

Ma da domani è un’emergenza.

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