Quest’anno molte aziende dovranno fare i conti con risultati economici in perdita o comunque molto inferiori alle aspettative pre-crisi. Oggi gli imprenditori hanno il primario obiettivo di reperire le risorse finanziarie per superare questo periodo e tornare a regime. Tenere sotto controllo la propria situazione finanziaria diventa quindi prioritario per l’azienda.

Molte volte è capitato di ascoltare o anche di fare affermazioni quali “A me interessa l’ultima riga del conto economico”. È certamente un approccio pratico e sintetico, ma non è più sufficiente.

Perché allora non pensare all’ultima riga dello stato patrimoniale? Se si ha in mente lo stato patrimoniale a sezioni contrapposte, l’ultima riga non ci dice molto. Qui proponiamo una modalità di analisi dello stato patrimoniale in forma scalare, che, a differenza della forma a sezioni contrapposte, pone in evidenza le grandezze intermedie che dobbiamo valutare con estrema attenzione.

La posizione finanziaria netta: cos’è e come si calcola

La grandezza posta in fondo allo stato patrimoniale nella modalità proposta più avanti è la posizione finanziaria netta (PFN), grandezza strategica rappresentativa della liquidità e dell’indebitamento finanziario dell’azienda.

La posizione finanziaria netta è data dalla somma algebrica dei debiti finanziari, a breve e a medio-lungo termine, delle attività finanziarie a breve e delle disponibilità liquide. Se la PFN è negativa, si parla di indebitamento finanziario netto.

La PFN rappresenta l’insieme delle fonti di finanziamento esterne dell’azienda.

Significativo è il suo rapporto con il patrimonio netto. Il rapporto dell’indebitamento finanziario netto sul patrimonio netto è utilizzato per valutare il grado di solidità e di efficienza della struttura patrimoniale dell’azienda:

Indebitamento finanzario netto
Patrimonio netto

Non esiste un rapporto ottimale di tale indicatore, ma un rapporto superiore a 1 indica genericamente che l’azienda è sottocapitalizzata.

La PFN è una grandezza che non è prevista dai principi contabili nazionali e internazionali e la dottrina non ha elaborato una modalità di rappresentazione univoca. È possibile quindi che le aziende adottino formulazioni differenti tra loro: tali tipi di grandezze sono definite “indicatori alternativi di performance” che, accompagnate dalla loro modalità di calcolo, possono essere inserite nella relazione degli amministratori per aiutare a comprendere meglio lo stato di salute aziendale.

Uno schema di PFN

Lo schema di PFN qui proposto è coerente con le raccomandazioni Consob. Le società non quotate non sono tenute a seguirlo, ma è uno schema raccomandato da un’authority statale che proponiamo comunque di adottare.

Nella determinazione della PFN o dell’indebitamento finanziario netto le attività finanziarie da considerare sono solo quelle a breve termine. Se l’azienda ha avuto eccedenze di liquidità investite in attività finanziarie a medio termine, queste non fanno parte della PFN, ma sono immobilizzazioni finanziarie.

Di seguito è proposta la composizione di uno schema a scalare dello stato patrimoniale con evidenza di importanti indicatori quali il capitale circolante netto e la posizione finanziaria netta.

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Lo stato patrimoniale in forma scalare

Lo stato patrimoniale nella forma qui proposta fornisce non solo un’immediata lettura della posizione finanziaria netta (PFN), ma dà anche evidenza del valore del capitale circolante netto.

Per avere una facile lettura delle grandezze rilevanti, lo stato patrimoniale può essere riclassificato nel modo seguente:

Stato patrimoniale Anno 20X1 Anno 20X0
Attività immobilizzate
Fondi e altre attività e passività non correnti
Capitale circolante netto
CAPITALE INVESTITO NETTO
Patrimonio netto
Posizione finanziaria netta

Tale modalità espositiva pone in evidenza in forma sintetica le grandezze critiche dello stato patrimoniale e in questa forma di rappresentazione scalare e non contrapposta le attività sono esposte con segno positivo e le passività e il patrimonio netto con segno negativo. Le voci sono esposte in ordine di liquidità crescente.

Abbiamo già parlato della posizione finanziaria netta e ora analizziamo la composizione delle altre voci.

Attività immobilizzate

Le attività immobilizzate sono investimenti che hanno un’utilità attesa per più esercizi e sono classificabili in:

  • immobilizzazioni materiali, costituite da immobili, impianti e macchinari utilizzati per la produzione, per la fornitura di beni e servizi e per scopi amministrativi;
  • immobilizzazioni immateriali, attività prive di consistenza fisica che non hanno natura finanziaria, quali i diritti di brevetto industriale, i marchi, il software e l’avviamento;
  • immobilizzazioni finanziarie, costituite da titoli, partecipazioni e altre attività finanziarie che l’azienda detiene a titolo di investimento.

Fondi e altre passività non correnti

Si tratta di una classificazione di grandezze eterogenee, che rettificano il capitale investito netto. Sono voci che non sono a breve termine o di cui non è certa la scadenza o l’ammontare. Confluiscono in questa voce:

  • Trattamento di fine rapporto (TFR) del personale dipendente, per la parte che è lasciata in azienda. L’eventuale quota già in liquidazione al dipendente nei termini di legge sarà invece da considerarsi corrente ed essere classificata tra i debiti correnti nel capitale circolante netto.
  • Imposte differite e anticipate. Le imposte differite e anticipate sono quote di imposte sul reddito dovute o recuperabili negli esercizi futuri. Non sono rapporti creditori o debitori verso l’erario, si tratta di passività (o attività in caso di imposte anticipate) derivanti dalla differenza tra gli importi iscritti in bilancio e i valori fiscalmente riconosciuti; differenza che dev’essere temporanea, che negli esercizi successivi sarà probabilmente azzerata e si tradurrà in una variazione dei redditi imponibili.
  • Fondi per rischi e oneri. Confluiscono in questa voce le passività con scadenza e ammontare incerti.

Queste poste a volte vengono classificate nel capitale circolante netto (vedi paragrafo successivo) ma non trattandosi di poste correnti è preferibile tenerle separate soprattutto se l’importo è significativo.

Capitale circolante netto

Il capitale circolante netto (CCN) o working capital è costituito da attività correnti al netto di passività correnti, che si prevede di liquidare entro 12 mesi. Nel suo conteggio non si considerano le attività e le passività finanziarie correnti, che fanno parte della PFN.

Rientrano tra le attività correnti: crediti verso clienti, rimanenze finali, ratei e risconti attivi e crediti di natura non commerciale. Le passività correnti comprendono: debiti verso fornitori, debiti di natura non commerciale, ratei e risconti passivi.

Il CCN è una misura della capacità dell’azienda di gestire l’attività operativa corrente dell’impresa. Un valore elevato di CCN, soprattutto se accompagnato da una crescita rispetto all’esercizio precedente, può essere un indicatore da valutare con estrema attenzione, perché indica c

he l’attività operativa dell’azienda sta assorbendo liquidità.

La variazione nel valore di CCN (cioè la differenza tra il valore di stato patrimoniale dell’anno di riferimento e quello dell’anno precedente) è ben leggibile nello schema del rendiconto finanziario e indica un assorbimento di liquidità nel caso di incremento o di generazione di flussi di cassa positivi in caso di sua diminuzione.

Capitale investito netto

Il capitale investito netto (CIN) è dato dalla somma delle voci sopracitate e rappresenta il totale degli impieghi netti nell’attività dell’impresa. Nella parte bassa dello schema di stato patrimoniale troviamo le sue fonti di finanziamento, ovvero il patrimonio netto e l’indebitamento finanziario netto.

Patrimonio netto

Il patrimonio netto (PN) è formato dal capitale, dalle riserve, dai risultati degli esercizi precedenti (utile o perdite) e dal risultato dell’esercizio corrente. Contabilmente è dato dalla differenza tra il totale delle attività e il totale delle passività dello stato patrimoniale. Il patrimonio netto rappresenta i mezzi propri dell’azienda.

La PFN nello stato patrimoniale riclassificato di una realtà industriale

Qui di seguito sono proposti lo stato patrimoniale scalare e la posizione finanziaria netta di una realtà industriale. Ricordiamo che la PFN nello stato patrimoniale scalare qui proposto rappresenta l’ultima riga. Di seguito lo schema di PFN:

Voci Anno 20×1 Anno 20×0
A. Cassa e altre disponibilità liquide 5.994 10.836
B Titoli detenuti per la negoziazione 6.760 6.552
C. Liquidità (A + B) 12.754 17.388
D. Crediti finanziari correnti 287 188 La PFN corrente è positiva per 6.544. La diminuzione rispetto al precedente esercizio deriva principalmente da una diminuzione della qualità.
E. Debiti bancari correnti (187) (383)
F. Parte corrente dell’indebitamento non corrente (3.146) (3.549)
G. Altri debiti finanziari correnti (3.164) (1.851)
H. Indebitamento finanziario corrente (E + F + G) (6.497) (5.783)
I. Posizione finanziaria netta corrente (C + D + H) 6.544 11.793
J Debiti bancari non correnti (2.341) (2.710)
K. Obbligazioni emesse in scadenza oltre l’esercizio successivo (16.530) (17.313) Si rileva un aumento dell’indebitamento finanziario netto rispetto all’anno precedente.
L. Altri debiti non correnti (4.798) (59)
M. Indebitamento finanziario non corrente (J + K + L) (23.669) (20.082)
N. Posizione finanziaria netta (I + M) (17.125) (8.289)

Di seguito lo stato patrimoniale:

Anno 20X1 Anno 20X0
Attività immobilizzate
A Immobilizzazioni materiali 67.541 60.302 L’azienda in esempio presenta elevati investimenti, comune a molte realtà industriali.
B Immobilizzazioni immateriali 3.059 3.170
C Immobilizzazioni finanziarie 11.488 9.575
D Totale attività immobilizzate  (A+B+C) 82.088 73.047
Fondi e altre passività non correnti
E Benefici a dipendenti (TFR) (1.136) (1.117)
F Imposte anticipate (differite) (560) (341)
G Fondi rischi (14.106) (11.626)
H Totale fondi e altre passività non correnti  (E+F+G) (15.802) (13.084)
Capitale circolante netto
I Rimanenze 4.734 4.651
L Crediti commerciali 12.873 14.101
M Debiti commerciali (15.545) (16.747)
N Capitale circolante netto commerciale (I+L+M) 2.062 2.005 I valori indicano un buon equilibrio del capitale circolante netto
O Altri crediti 4.279 3.305
P Altri debiti (7.602) (5.911)
Q Capitale circolante netto non commerciale (O+P) (3.323) (2.606)
R Totale capitale circolante netto (N+Q) (1.261) (601)
S Capitate investito netto (D+H+R) 65.025 59.362
Patrimonio netto La PFN è negativa (indebitamente finanziario netto). Si può rilevare come l’azienda presenti un rapporto di indebitamento finanziario netto mezzi propri pari al 0,36.
T Capitale (4.005) (4.005)
U Riserve (43.747) (42.942)
V Utile d’esercizio (148) (4.126)
W Totale patrimonio netto (T+U+V) (47.900) (51.073)
X Posizione finanziaria netta (17.125) (8.289)


Conclusioni

Lo stato patrimoniale qui esposto è una proposta di riclassificazione dei conti aziendali allo scopo di far emergere grandezze che diversamente non vengono colte con immediatezza.

Prendendo i valori assoluti, il capitale investito netto è pari alla somma di patrimonio netto e posizione finanziaria netta:

CIN=PN+PFN

Per arrivare a una classificazione come quella proposta, potrebbe essere necessario avere informazioni più analitiche rispetto al bilancio pubblicato. È quindi necessario disporre di un piano dei conti completo e ben strutturato. La struttura del piano dei conti deve essere tale da soddisfare tutte le esigenze aziendali e non limitarsi a soddisfare necessità legali e fiscali. Ogni raggruppamento del piano dei conti è opportuno che sia accompagnato da note esplicative che spieghino il funzionamento e la finalità di ciascun conto.

Infine, qui di seguito alcuni riferimenti utili:

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