1. PREMESSA
2. DEFINIZIONE: COS’E’ IL CASH-POOLING
3. COME FUNZIONA
4. OBIETTIVI E VANTAGGI
5. RISCHI OPERATIVI E SOSTANZIALI
6. CONCLUSIONI

  1. PREMESSA

Il termine cash-pooling, mutuato dalla practice anglosassone e traducibile in italiano come “gestione centralizzata della liquidità”, individua una modalità di gestione dei flussi di cassa delle società appartenenti ad un Gruppo al fine di una redistribuzione degli stessi, con l’obiettivo di maggior efficienza ed efficacia possibile per il Gruppo stesso.

L’obiettivo è cioè quello di dare equilibrio alla posizione finanziaria netta delle singole imprese del Gruppo in armonia con l’insieme, affinché lo stesso sia il più competitivo possibile nei confronti del sistema finanziario e possa gestire la propria liquidità interna in modo indipendente.

Ancora poco utilizzata in Italia, è una tecnica che può permettere di beneficiare di vantaggi economici e finanziari, sia per le multinazionali più strutturate, ma anche per le nostre italiane “multinazionali tascabili”, spesso gruppi di family business con filiali all’estero.

  1. DEFINIZIONE: COS’E’ IL CASH-POOLING

Il cash-pooling è spiegabile come “contratto di tesoreria accentrata”, “gestione centralizzata della cassa”, “gestione centrale della liquidità di gruppo”. Come già premesso, si tratta cioè di uno strumento per la gestione centralizzata della liquidità utilizzato dalle società appartenenti ad un Gruppo, al fine di ottimizzare la gestione finanziaria delle stesse. La capogruppo o holding apre un conto corrente attraverso il quale, a fronte di specifici contratti infragruppo, gestisce l’eventuale liquidità in eccesso e/o copre eventuali fabbisogni di cassa delle singole legal entity partecipate. Di prassi, ogni società del Gruppo provvede nella gestione ordinaria ad effettuare pagamenti e ricevere incassi con i propri conti correnti, e solo successivamente fa confluire l’eccedenza di cassa sul conto della holding, se disponibile. In caso di necessità di fabbisogno finanziario, viceversa, la partecipata richiede sostegno dal conto centralizzato.

Ne deriva in primis un’ottimizzazione in termini di interessi debitori e di eccedenze liquide remunerate.

  1. COME FUNZIONA

Il meccanismo del cash-pooling presuppone la definizione di un “pooler” e di un conto centralizzato, il “master account”, in un’ottica di direzione unitaria della tesoreria.

Il pooler è il soggetto gestore del conto corrente centralizzato. Di prassi è la casa madre, attraverso il suo CFO (chief financial officer) o mediante il tesoriere del Gruppo. In realtà minori, il ruolo è rivestito dal responsabile amministrativo-finanziario della capogruppo o della principale società operativa. Il suo compito è quello di gestire il cash-flow infragruppo in modo efficace: il suo obiettivo è cioè quello di ottimizzare i flussi di cassa generati dalle singole imprese, redistribuendoli tra le società aderenti all’accordo in funzione delle reciproche necessità.

Il pooler non ha solo un compito gestorio, a consuntivo, ma deve possedere tecniche e competenze finanziarie, oltre ad un professionale acume predittivo. Fondamentale è infatti il ruolo delle previsioni di cassa, l’analisi dei cash-flow previsionali delle singole società, affinché la concertazione possa essere il più efficace possibile.

Il master account è il conto centrale su cui convergono i saldi positivi dei conti correnti societari e da cui vengono erogati i fondi per le società in deficit.

Esistono varie forme tecniche di cash pooling, sia “fisico” che “virtuale”.

Si parla di cash-pooling ZBA (zero balancing account), il più diffuso, laddove quotidianamente tutti i saldi attivi e passivi dei conti delle società del gruppo vengono azzerati ed automaticamente spostati sul master account (di solito alla mezzanotte). Sarà poi il pooler ad effettuare la “redistribuzione”.

Il cash-pooling TBA (target balancing account) stabilisce invece una soglia minima al di sopra della quale i fondi delle singole legal entity vengono automaticamente trasferiti sul master account; al contempo i saldi a debito sono automaticamente coperti.

Il cash-pooling FBA (fork balancing account) prevede invece l’automatismo di far affluire giornalmente a tutte le società partecipate fondi sui conti sino ad un certo importo predefinito contrattualmente e diverso da zero.

Infine, a titolo di sintesi sull’argomento, tra il pooler e le società del Gruppo, come già anticipato, deve essere stipulato un apposito contratto di regolamentazione dei rapporti finanziari consolidati; a tale scopo è fondamentale che gli statuti delle singole società contemplino e consentano le operazioni di cash-pooling e che lo statuto della società pooler abbia nel proprio oggetto sociale l’attività di coordinamento dell’attività di tesoreria del Gruppo.

  1. OBIETTIVI E VANTAGGI

L’obiettivo primario del cash-pooling è chiaro: evitare i tassi negativi, gli oneri finanziari, le commissioni di scoperto. Nel contempo, trovare forme di remunerazione per le disponibilità nette del Gruppo senza frammentare la forza negoziale. Controllare quindi gli interessi passivi ed attivi del Gruppo in modo ottimale, senza confini intragruppo, ma ragionando come un’unica entità verso il sistema bancario esterno, in modo più indipendente e forte.

Eccessi e carenze di liquidità delle singole società confluiscono nel conto master, ottimizzando la gestione finanziaria verso l’esterno, verso il mercato finanziario. All’interno del gruppo, vengono invece regolati i rapporti sulla base dell’accordo infragruppo, calcolando i reali rapporti ed approcci reciproci compensati.

Ciò permette, laddove per esempio il Gruppo riesce a livello centrale a ridurre il ricorso al debito bancario, a prevedere prestiti per le partecipate con saldi negativi, da parte della casa madre, a condizioni più competitive rispetto a quelle di mercato.

Un ulteriore vantaggio è che le aziende con filiali estere possono gestire i propri flussi centralizzati in un’unica valuta.

Inoltre, il Gruppo mantiene maggiore coordinamento delle attività finanziarie, accentrandole con risparmi in termini di attività e gestione: il pooler è l’unico referente ed interlocutore del ceto bancario, anche a livello burocratico ed informativo.

Laddove poi la PFN (posizione finanziaria netta) di Gruppo risulta positiva, il pooler può effettuare degli investimenti a maggior redditività rispetto alle semplici singole giacenze sui conti correnti societari. Ciò tanto più è incisivo, quanto maggiore è la capacità predittiva singola e consolidata dei flussi finanziari, che vengono “raggruppati” non solo nel day by day consuntivo, ma anche attraverso una lungimirante pianificazione.

  1. RISCHI OPERATIVI E SOSTANZIALI

Il principale risvolto negativo del meccanismo del cash-pooling è che la partecipate meno virtuose, non dovendosi confrontare con il mercato finanziario esterno, più rigido e valutativo, si adagino mettendo meno attenzione e pregnanza nella gestione dei propri flussi finanziari e soprattutto negli sforzi gestionali di miglioramento della generazione di cassa operativa.

Inoltre, il consolidamento sul master account delle risorse del Gruppo rischia di ridurre l’autonomia e la proattività delle singole filiali.

Un altro limite è di stampo più pratico, e riguarda la complessità di gestione dei meccanismi del cash-pooling, per cui è necessaria la scelta di un software di tesoreria adeguato, per tutte le società del Gruppo, affinché non ci si debba affidare solo a rendicontazioni e previsioni manuali, classicamente con fogli excel.

  1. CONCLUSIONI

La tecnica del cash-pooling, gestibile a livello internazionale e multi-valutario, è indubbiamente uno strumento che può supportare anche a livello organizzativo la cultura consolidata del Gruppo, in un’ottica di efficientamento ed armonizzazione delle attività aziendali.

E’ inoltre un utile cavallo di Troia per spingere le funzioni aziendali e le singole partecipate a confrontarsi, sintonizzarsi ed affinare/digitalizzare le attività di tesoreria, soprattutto in termini previsionali.

Come anticipato in premessa, si tratta di uno strumento ancora non particolarmente diffuso in Italia al di fuori dei contesti multinazionali. Se ne auspica una maggiore diffusione e sensibilizzazione, anche da parte degli attori bancari, a supporto delle nostre family business.