CONTROLLER E SOFT SKILLS: DOVE SI PONE L’AGO DELLA BILANCIA?
In un’epoca in cui, ovunque ci muoviamo, si parla del fenomeno dell’intelligenza artificiale (IA o AI all’inglese), ho chiesto a questo potentissimo strumento una definizione di Controllo di Gestione, e mi è stato restituito quanto segue:
Il controllo di gestione è un processo aziendale che usa strumenti tecnico-contabili per monitorare, valutare e correggere le attività aziendali, garantendo che siano allineate agli obiettivi strategici prefissati. Si basa sull’analisi di dati finanziari e operativi per identificare scostamenti tra i piani e i risultati effettivi, supportando così i manager nel prendere decisioni informate per ottimizzare le performance, le risorse e raggiungere gli obiettivi di efficienza ed efficacia.
Una narrativa direi perfetta.
Molto tecnica, però. Oggettiva, chiara, che rimanda a numeri, previsioni, scostamenti, analisi quantitative.
Nella mia lunga esperienza nel controllo di gestione, però, ho sperimentato che oltre alla tecnica, ciò che fa veramente la differenza tra un ottimo controller ed un bravo tecnico sono capacità umane, relazionali e conseguentemente intuito, che permettono di far parlare i numeri, non solo di confezionarli.
Mi sono quindi rivolta ancora all’AI, obiettando che mancava, nella definizione richiesta, questo tema più soft.
Ed ecco quanto mi ha restituito, lasciandomi decisamente più soddisfatta:
Un controller è un professionista con competenze tecniche contabili e analitiche e solide capacità relazionali per guidare le decisioni aziendali, gestire processi e risolvere problemi. Le sue caratteristiche includono precisione, problem solving, leadership, e la capacità di lavorare in team per monitorare le performance aziendali e collaborare con il management.
In particolare, mi soffermerei sulla capacità comunicativa del controller.
Sulla sua capacità appunto di “far parlare i dati”, presentandoli e focalizzando l’attenzione, sia a livello grafico, espositivo che verbale, sui KPI, sugli elementi, sui trend che meglio rispondono ad un bisogno decisionale.
La modalità comunicativa dei numeri è altrettanto importante, nel controllo di gestione, quanto la capacità di elaborarli.
Il processo di scambio informativo tra controller e manager, proprietà e/o altri stakeholder, per essere efficace e supportare decisioni corrette deve essere tempestivo, ma anche sintetico, focalizzato, estremamente comprensibili per interlocutori che non hanno tempo e/o risorse per approfondire in modo dettagliato problematiche e criticità.
Chi vuole essere sintetico non cerca la massa di parole. Ma il peso specifico.
(F.Caramagna)
La comunicazione nel Controllo di Gestione deve essere cioè chiara, completa ma sintetica, con focus su ciò che è davvero rilevante.
Essere concisi non significa essere brevi o affrettati, ma centrare subito il punto, centrare i dati veramente utili al processo decisionale.
Essere chiari passa anche dalla semplicità: spesso inutili manierismi o eccesso di terminologie tecniche crea confusione negli interlocutori che sono imprenditori duttibili e brillanti, ma non del mestiere dei numeri.
Implementare quindi un modello di reportistica direzionale che sia efficace presuppone da parte del controller una grande capacità di ascolto attivo e di osservazione, per mettere a terra le proprie competenze in modo flessibile, adattate all’interlocutore imprenditoriale che si trova di fronte, in termini di aspettative, background economico-finanziario, tempo a disposizione, rilevanza della decisione da prendere e/o della criticità da affrontare. Significa rispettare in modo empatico la formazione ed il percorso imprenditoriale senza pretendere che lo stakeholder maneggi con dimestichezza e scioltezza gli argomenti finanziari e le innumerevoli sfumature o tecnicismi correlati.
Il Controller è chiamato cioè, con grande responsabilità, “a guidare la lettura dei numeri”.
Comune denominatore dell’efficacia comunicativa è, infine e comunque, l’avere padronanza dei dati, anche in dettaglio, ma averne colto a volo d’uccello la sintesi, lo scenario, il quadro di riferimento, contestualizzando quindi dettagli, eliminando sprechi di analisi, presentando solo ciò che è veramente utile ed essenziale per “il proprio cliente”.
Se non riesci a spiegarlo in meno di venti parole, significa che non l’hai capito neppure tu.
(F.Caramagna)